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e-fattura: nuove specifiche tecniche obbligatorie dal 1° gennaio 2021

Con il provvedimento n. 99922/2020 del 28 febbraio 2020, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le nuove specifiche tecniche del tracciato xml della fattura elettronica. Dal 1° gennaio 2021 si dovranno utilizzare i nuovi e più dettagliati codici per l’indicazione della natura IVA, si potranno inserire ritenute di tipo previdenziale nella fattura e saranno disponibili nuove tipologie di documenti.
Dal 1° ottobre 2020 al 31 Dicembre 2020 sarà possibile utilizzare il nuovo tracciato (versione 1.6) in via facoltativa. Il Sistema di Interscambio accetterà fatture elettroniche, note di variazione ed autofatture predisposte sia con il nuovo schema che con quello attualmente utilizzato (versione 1.5).

Dal 1° gennaio 2021, invece, il Sistema di Interscambio accetterà esclusivamente i documenti strutturati con il nuovo tracciato xml.

Quali sono le principali modifiche apportate nel nuovo tracciato?

Tipi di documento

Le nuove specifiche tecniche prevedono un significativo ampliamento delle tipologie di documenti che possono essere emessi e trasmessi al Sistema di Interscambio.

In particolare, mentre fino al 31 dicembre 2020 il codice relativo al tipo documento TD20 potrà essere utilizzato sia per emettere l’autofattura spia, nel caso di mancata emissione da parte del cedente/prestatore, sia per emettere autofattura per l’acquisto di servizi da soggetti extra UE e per assolvere al reverse charge “interno” ed “esterno”, dal 1° gennaio 2021, per il reverse charge “interno” sarà obbligatorio indicare nel campo “Tipo documento”:

  • il codice TD16 per l’assolvimento di quello interno;
  • il codice TD17 nelle ipotesi di acquisti di servizi da soggetti UE ed extra-UE;
  • il codice TD18 nel caso di acquisti di beni da fornitori UE.

Saranno inoltre introdotti due nuovi tipi di documento da utilizzare specificatamente per le fatture differite e ulteriori nuove tipologie di autofatture per indicare in modo più preciso il motivo dell’emissione di tale documento.

Tracciato 1.5 – Tipo documentoTracciato 1.6 – Tipo documento
TD01 FatturaTD01 Fattura
TD24 Fattura differita di cui all’art. 21, comma 4, lett. a)
TD25 Fattura differita di cui all’art. 21, comma 4, terzo Periodo, lett. b)
TD02 Acconto/Anticipo su fatturaTD02 Acconto/Anticipo su fattura
TD03 Acconto/Anticipo su parcellaTD03 Acconto/Anticipo su parcella
TD04 Nota di CreditoTD04 Nota di Credito
TD05 Nota di DebitoTD05 Nota di Debito
TD06 ParcellaTD06 Parcella
TD20 AutofatturaTD16 Integrazione fattura reverse charge interno
TD17 Integrazione/autofattura per acquisto servizi
dall’estero
TD18 Integrazione per acquisto di beni intracomunitari
TD19 Integrazione/autofattura per acquisto di beni ex art. 17, c. 2, D.P.R. n. 633/1972
TD20 Autofattura per regolarizzazione e integrazione delle fatture (art. 6, c. 8, D.Lgs. n. 471/1997 o art. 46, c. 5, D.L. n. 331/1993)
TD21 Autofattura per splafonamento
TD22 Estrazione beni da Deposito IVA
TD23 Estrazione beni da Deposito IVA con versamento dell’IVA
TD26 Cessione di beni ammortizzabili e per passaggi interni (ex art. 36 D.P.R. n. 633/1972)
TD27 Fattura per autoconsumo o per cessioni gratuite
senza rivalsa

Ritenute multiple e di tipo previdenziale

Rispetto alla versione 1.5 del tracciato xml è stata introdotta la possibilità di inserire in fattura ritenute di tipo previdenziale oltre alla ritenuta d’acconto. Sarà perciò possibile inserire più ritenute all’interno dello stesso documento.

Si passerà dagli attuali tipi ritenuta:

  • RT01 Ritenuta persone fisiche
  • RT02 Ritenuta persone giuridiche,

al seguente elenco:

  • RT01 Ritenuta persone fisiche
  • RT02 Ritenuta persone giuridiche
  • RT03 Contributo INPS
  • RT04 Contributo ENASARCO
  • RT05 Contributo ENPAM
  • RT06 Altro contributo previdenziale.

Codici natura IVA

Le nuove specifiche tecniche del tracciato xml permetteranno di rappresentare in modo più dettagliato le varie fattispecie di operazioni esenti e non imponibili ai fini IVA e quelle soggette al meccanismo dell’inversione contabile.

Ad esempio, con il codice N6 non si rappresenteranno più tutte le operazioni soggette all’applicazione del reverse charge, ma si dovrà usare il codice N6.4 nel caso di cessione di fabbricati o quello N6.3 al ricorrere di fattispecie di subappalto nel settore edile.

Tracciato 1.5 – Codice naturaTracciato 1.6 – Codice natura
N1 – operazioni escluse da IVA ex art. 15, D.P.R. n. 633/1972N1 – operazioni escluse da IVA ex art. 15, D.P.R. n. 633/1972
N2 – operazioni non soggette ad IVAN2.1 non soggette ad IVA ai sensi degli articoli da 7 a 7- septies del D.P.R. n. 633/1972
N2.2 non soggette – altri casi
N3 – operazioni non imponibili IVAN3.1 non imponibili – esportazioni
N3.2 non imponibili – cessioni intracomunitarie
N3.3 non imponibili – cessioni verso San Marino
N3.4 non imponibili – operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione
N3.5 non imponibili – a seguito di dichiarazioni d’intento
N3.6 non imponibili – altre operazioni che non concorrono alla formazione del plafond
N4 – operazioni esenti da IVAN4 – operazioni esenti da IVA
N5 – operazioni soggette al regime del margine / IVA non esposta in fatturaN5 – operazioni soggette al regime del margine / IVA non esposta in fattura
N6 – operazioni soggette al meccanismo dell’inversione contabile (per le operazioni in reverse charge ovvero nei casi di autofatturazione per acquisti extra UE di servizi ovvero per importazioni di beni nei soli casi previsti)N6.1 inversione contabile – cessione di rottami e altri materiali di recupero
N6.2 inversione contabile – cessione di oro e argento puro
N6.3 inversione contabile – subappalto nel settore edile
N6.4 inversione contabile – cessione di fabbricati
N6.5 inversione contabile – cessione di telefoni cellulari
N6.6 inversione contabile – cessione di prodotti elettronici
N6.7 inversione contabile – prestazioni comparto edile e settori connessi
N6.8 inversione contabile – operazioni settore energetico
N6.9 inversione contabile – altri casi
N7 – IVA assolta in altro stato UE (vendite a distanza ex art. 40, commi 3 e 4, e art. 41, comma 1, lettera b, D.L. n. 331/1993; prestazione di servizi di telecomunicazioni, tele-radiodiffusione ed elettronici ex art. 7-sexies, lettere f, g, D.P.R. n. 633/1972 e art. 74-sexies, D.P.R. n. 633/1972)N7 – IVA assolta in altro stato UE (vendite a distanza ex art. 40, commi 3 e 4, e art. 41, comma 1, lettera b, D.L. n. 331/1993; prestazione di servizi di telecomunicazioni, tele-radiodiffusione ed elettronici ex art. 7-sexies lettere f, g, D.P.R. n. 633/1972 e art. 74-sexies, D.P.R. n. 633/1972)

Importo del bollo facoltativo

Con il nuovo tracciato diventerà facoltativa la compilazione del campo “importo” relativo al bollo. Nel caso in cui sia previsto l’assolvimento dell’imposta di bollo, pertanto, rimarrà obbligatoria la valorizzazione del campo “Dati Bollo”, ma diventerà facoltativa l’indicazione del relativo importo.

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Decreto Semplificazioni e domicilio digitale obbligatorio. Cosa fare per non incorrere in sanzioni?

Pochi giorni fa, il Decreto Semplificazioni ha ottenuto la fiducia di Camera e Senato, diventando definitivamente legge.
Sono molte le iniziative contenute al suo interno, tutte con l’obiettivo di facilitare la ripresa del Paese, dopo l’intenso periodo di crisi registrato nei primi mesi del 2020.
Il testo spazia tra moltissimi argomenti: dagli appalti pubblici, alle novità nel mondo dell’edilizia.
Ma soprattutto introduce una serie di novità e una decisiva presa di posizione sul tema della digitalizzazione, con il fine ultimo di snellire le pratiche burocratiche, perseguire un’economia verde, con meno sprechi e semplificare e ottimizzare i rapporti tra imprese e PA.
Sono queste le premesse che hanno portato alla definizione dell’articolo 37 della nuova legge, in cui sono trattati temi attuali e discussi, come la PEC e il domicilio digitale.
Se ormai, soprattutto dopo il periodo del lockdown , è chiaro a tutti che cosa sia la PEC e se ne siano potuti anche apprezzare i molteplici benefici, per la prima volta in una legge si parla in modo specifico anche di domicilio digitale.
Il domicilio digitale rappresenta un recapito digitale, appunto, legato proprio alla Posta Elettronica Certificata che, inserito in appositi elenchi e registri, dovrà essere utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni come strumento di comunicazione privilegiato.
Il domicilio digitale è il concetto chiave all’interno del decreto, concetto che va a sostituirsi e ad integrare quello di Posta Elettronica Certificata, introducendo una serie di importanti novità soprattutto per aziende e professionisti.
La più importante da sottolineare è l’obbligo, previsto dal 1° ottobre 2020 per tutte le imprese e professionisti, di comunicare il proprio domicilio digitale al Registro delle Imprese o al collegio o ordine di appartenenza.
Domicilio digitale che, diversamente dal passato, dovrà necessariamente essere univoco per ciascuna impresa o professionista.
Per i trasgressori di tale obbligo sono previste sanzioni e, per le aziende di nuova costituzione che non presentino correttamente l’indirizzo, il blocco della pratica.
Ma vediamo più nel dettaglio le novità apportate all’articolo 37 del Decreto Semplificazioni.

Obbligatorio un domicilio digitale univoco per ciascuna impresa, ditta individuale o professionista

Il DL 185 del 2008 e, successivamente, il DL 179 del 2012 avevano già sancito l’obbligo di dotarsi di un indirizzo PEC per:

  • Imprese costituite in forma societaria,
  • Amministrazioni pubbliche,
  • Professionisti iscritti in albi ed elenchi,
  • Ditte individuali.

Il Decreto Semplificazioni arricchisce questo obbligo sostituendo la Posta Elettronica Certificata con un concetto più ampio, ovvero quello di domicilio digitale che, almeno per il momento, può essere attivato, appunto, con un indirizzo PEC.
Il nuovo obbligo è inoltre accompagnato dall’esplicitazione di una serie di meccanismi sanzionatori, le cui cifre e modalità variano in base al tipo di soggetto e che vedremo più nel dettaglio nei prossimi paragrafi.
Ciò che è certo è che, per non incorrere in sanzioni o, peggio, nell’assegnazione d’ufficio di un domicilio digitale, entro il 1° ottobre 2020, è necessario che i soggetti di cui sopra si accertino di aver registrato un indirizzo PEC valido e funzionante presso il Registro delle Imprese o presso il proprio Albo o elenco di appartenenza.
Che cosa dovranno fare, quindi, imprese e società prima del 1° ottobre 2020?

  • Accertarsi di aver registrato il domicilio digitale (che in questo momento corrisponde a un indirizzo PEC) presso il Registro delle Imprese. Per fare la verifica, è sufficiente eseguire una ricerca sul Registro delle Imprese oppure scaricare una visura aggiornata dell’impresa dal cassetto digitale per il cittadino imprenditore, accedendo con SPID o CNS.
  • Se il domicilio digitale è già registrato, accertarsi che questo sia ancora valido e funzionante. Controllare quindi, ad esempio, che la casella PEC non sia scaduta, e che abbia spazio disponibile per la ricezione di nuovi messaggi. È importante accertarsi di questo, dal momento che la nuova legge prevede sanzioni anche per il domicilio già registrato ma inattivo.
  • Nel caso in cui non si sia ancora proceduto alla registrazione del domicilio, è necessario dotarsi di una PEC presso un Gestore accreditato come Aruba PEC e comunicarlo al Registro delle Imprese tramite l’apposita procedura online entro il 1° ottobre 2020.

Sospensione della domanda di iscrizione al Registro delle Imprese

Novità in vista anche per le nuove iscrizioni da parte di società e ditte individuali.
Il domicilio digitale diventa un requisito fondamentale per poter procedere con le pratiche di registrazione.
Questo significa che il Registro delle Imprese bloccherà le domande di iscrizione di imprese costituite in forma societaria e ditte individuali che non siano provviste di un domicilio digitale fino a quando non verrà eseguita l’integrazione.
La prima cosa da fare, quindi, per l’apertura e l’avvio di nuove attività, sarà dotarsi di un domicilio digitale che entra a pieno titolo nei requisiti necessari per la conclusione delle pratiche.

Sanzioni e azioni nei confronti di società e ditte individuali

Come già accennato, il Decreto Semplificazioni porta anche a una stretta sulle sanzioni per gli inadempienti, che vengono definite in modo molto dettagliato all’interno del testo.
Se non è stato comunicato il domicilio digitale oppure questo è stato cancellato dall’ufficio del Registro delle Imprese, dal primo ottobre scatterà:

  • la sanzione pecuniaria per gli inadempienti (da 206 € fino a 2.064 € per le società e da 30 € fino a 1.548 € per le ditte individuali);
  • l’assegnazione d’ufficio di un nuovo domicilio digitale da parte del Registro delle Imprese.

Ciò significa che società e ditte individuali, non solo saranno soggette a multe, ma si troveranno anche e comunque assegnato un domicilio digitale che non potrà essere scelto, ma che obbligatoriamente dovrà essere utilizzato come strumento principale di comunicazione e di notifica di eventuali atti.
Nel caso in cui invece il domicilio digitale sia presente ma inattivo, ovvero, come spiegato poco sopra, nel caso in cui la casella risulti scaduta o non funzionante, verrà richiesto all’impresa o alla ditta individuale un adeguamento entro i successivi 30 giorni, per far sì che il domicilio registrato torni nuovamente attivo e funzionante.
Nel caso in cui, trascorsi i 30 giorni, la ditta o l’impresa continuino ad essere inadempienti il Registro cancellerà il domicilio registrato e procederà con la sanzione e l’assegnazione d’ufficio di un nuovo domicilio digitale.

Sanzioni e azioni nei confronti di professionisti, ordini e collegi

Al pari di aziende costituite in forma societaria e ditte individuali, anche i professionisti iscritti in albi o elenchi istituiti con legge dello Stato (per intendersi: medici, architetti, geometri, avvocati ecc…) dovranno comunicare il proprio domicilio digitale ai rispettivi ordini o collegi entro il 1° ottobre 2020.
A loro volta, ordini e collegi dovranno inserire tali recapiti all’interno di specifici elenchi, disponibili e consultabili da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
Anche per questi soggetti, quindi, sono fortemente consigliate le opportune verifiche circa la registrazione del proprio domicilio digitale per non incorrere nelle azioni sanzionatorie che, in base alla nuova legge potrebbe portare gli inadempienti alla sospensione dagli albi.
In particolare, nel caso in cui il professionista non abbia dato opportuna comunicazione dell’indirizzo PEC al proprio ordine o collegio di appartenenza, sarà obbligatoriamente soggetto alla diffida ad adempiere, entro 30 giorni, da parte del collegio o dell’ordine di appartenenza. Se la diffida non viene ottemperata, verranno invece avviate le procedure di sospensione dall’albo fino a che il professionista non avrà comunicato il proprio domicilio digitale.
Ma non finisce qui. Sono previste infatti azioni sanzionatorie anche per Ordini e Collegi che non rendano disponibili in via telematica gli elenchi dei domicili registrati che possono essere commissariati o sciolti in caso di reiterata inadempienza.

Perché dotarsi subito di una casella PEC

Alla luce delle nuove disposizioni diventa quanto mai opportuno valutare immediatamente l’acquisto di un indirizzo PEC e la sua registrazione, soprattutto da parte di chi ancora non se ne è fatto carico.
C’è da dire, tuttavia, che l’obbligo di dotarsi di strumenti digitali, come già successo, comporta sempre un progressivo miglioramento nelle attività e nella gestione. Ne è un esempio la PEC stessa, che da obbligo si è negli anni trasformata in opportunità dal momento che i benefici apportati superano sicuramente i costi.
L’obbligatorietà del domicilio digitale, non solo consentirà di adeguarsi all’obbligo legislativo, ma molto probabilmente porterà a nuovi scenari d’uso semplificati e ottimizzati e a una gestione più efficiente sia sul lavoro sia nella vita privata.

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Programmi per ufficio gratis

State cercando una valida suite alternativa e gratuita a Microsoft Office?

Rispetto ai programmi del pacchetto Office, SoftMaker FreeOffice contiene il software TextMaker, che corrisponde a Word, PlanMaker, che corrisponde ad Excel, Presentations, che corrisponde a PowerPoint oltre che il software Kexi, simile ad Access.Il software si presenta con un’interfaccia utente e il pieno supporto alla lingua italiana è disponibile gratuitamente sia per uso privato che per l’eventuale uso commerciale, ed è disponibile per i sistemi operativi Windows, Linux e Android.

Clicca qui per scaricarlo https://www.freeoffice.com/it/

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Con i DNS Google 8.8.8.8 si naviga veloce, liberi e senza censure

Naviga più veloce e senza restrizioni geografiche cambiando i server DNS con quelli forniti gratuitamente da Google: 8.8.8.8 e 8.8.4.4

La novità appare sul blog ufficiale di Google e vale la pena segnalarla perchè potrebbe essere una reale possibilità di rendere internet più veloce e più libero.
Veloce nel senso che i siti web, da qualsiasi computer di casa o di lavoro, si aprirebbero più rapidamente di quanto facciano adesso.
Libero nel senso che con i DNS Google si possono aprire anche i siti oscurati in un paese, censurati o limitati per varie ragioni.
Google ha infatti aperto un nuovo servizio pubblico di DNS.

Il DNS è l’acronimo di Domain Name System e per capire cosa significa basta seguire un piccolo e semplice ragionamento.Quando si scrive sulla barra degli indirizzi internet del browser www.navigaweb.net, si entra in questo sito web.
Ogni sito web è un insieme di file che risiede in un computer detto webserver il quale è raggiungibile da tutto il mondo.
Questo webserver ha un indirizzo IP (Internet Protocol), simile a quello che ha qualsiasi computer collegato a internet.
Per verificare il proprio indirizzo ip basta andare, su Windows, su Start, Esegui, scrivere “cmd” e poi scrivere, sul prompt dos, la parola “ipconfig“.
Bene, se sul mio pc ci fosse un webserver conun sito internet dentro, non potrei dire a voi di visitare questo sito scrivendo robe tipo 192.168.57.123 perchè non se lo ricorderebbe nessuno!

Qui allora entrano in gioco i DNS server che sono dei computer con all’interno un database di nomi che associano ad ogni sito web scritto a lettere (tipo google.com o navigaweb.net) l’indirizzo ip del web server in cui risiedono le pagine web di questi siti.
Accade cosi che, sul browser si può raggiungere qualsiasi sito internet semplicemente, con parole comprensibili e ricordabili a mente.
Il DNS è un parametro di rete che viene assegnato automaticamente dal provider che si paga per avere internet a casa.
Ogni provider ha il proprio DNS Server e tutti i dns server del mondo condividono questo database per la risoluzione dei nomi.
Il problema, molto poco percettibile, può essere che il DNS Server di alcuni provider sia più lento di altri a rispondere e la velocità di risposta potrebbe influenzare la velocità con cui si naviga il web e con cui si aprono i siti internet.

Google Public DNS permette allora di guadagnare velocità mentre si visitano i siti web grazie al potente sistema messo in piedi da Google.
Un utente medio di Internet come me, durante la giornata, finisce per effettuare centinaia di chiamate DNS e capita che alcune pagine più complesse richiedano più ricerche sul database del DNS server prima di avviare il caricamento. 
Questo può rallentare la navigazione su internet nel complesso.
Google afferma quindi di riuscire a offrire una esperienza di navigazione molto più rapida per gli utenti di Internet a livello globale e di rendere il web più veloce per tutti.

Un altro fattore legato al DNS è quello della sicurezza perchè alcuni virus e codici malware effettuano attacchi di spoofing, ossia fanno credere al computer di andare su un sito mentre invece si finisce su un altro.
Quindi magari scrivi Google.com sul browser e finisci su sitopericoloso.com
Google Public DNS renderebbe più difficile ai pirati di spoofing di modificare l’interpretazione dei nomi e impedirebbe la visista di siti pericolosi.
Riguardo il DNS e la sicurezza rimando a un altro articolo dedicato alla protezione su internet dei bambini e su OpenDNS.

Considerato che Google è la vera authority dell’intera rete internet probabilmente c’è da fidarsi quindi, se si vuol iniziare a provare, andiamo a vedere come impostare il public Google DNS al posto di quello del provider di rete.

In un altro articolo la guida per cambiare DNS su PC Windows, Mac e sul router.
Su Windows, sul pannello di controllo e cercare l’icona relativa alle connessioni di rete.
Tra le connessioni di rete si dovrebbe agevolmente riconoscere quella utilizzata che probabilmente si chiama Connessione alla rete locale (LAN).
Cliccando con il tasto destro del mouse su quella icona e scegliendo “Proprietà” si accede a una scheda di configurazione della rete.
Nelle proprietà scorrere la lista dei componenti fino all’ultimo, selezionare “Protocollo internet TCP/IP” e premere il tasto proprietà.

impostare dns google

Nella scheda che si apre, si deve andare sotto e premere dove è scritto “Utilizza i seguenti indirizzi server DNS“.

Per impostare i DNS di Google si deve scrivere, come DNS primario8.8.8.8 e come secondario8.8.4.4.
Alla fine, premere su OK e poi di nuovo OK e chiudere le schede.
Se si utilizza IPv6, gli indirizzi dei DNS sono invece: 2001:4860:4860::8888 e 2001:4860:4860::8844

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Come rimuovere malware

Con il termine malware si indicano tutti quei software progettati con intenti malevoli, cioè con lo scopo di arrecare danno al computer dell’utente, raccogliere dati in maniera furtiva e/o trarre guadagni da attività truffaldine. In questa definizione rientrano anche i comuni virus informatici, i trojan, i worm e gli spyware. I moderni software antivirus – come quello che tu, spero, abbia già installato sul tuo PC seguendo la mia guida dedicata all’argomento – sono spesso in grado di riconoscerli ma in alcune circostanze è meglio ricevere un “secondo parere”.

Ecco il motivo per il quale oggi voglio spiegarti come rimuovere malware con dei software gratuiti che possono affiancare tranquillamente l’antivirus (non si “pestano i piedi” fra loro) e riescono a debellare una vasta gamma di malware, compresi quelli che talvolta possono sfuggire al controllo degli antivirus tradizionali.

Vista l’importanza dell’argomento, ti suggerisco dunque di prenderti qualche minuto di tempo libero, di metterti ben comodo e di concentrarti sulla lettura delle informazioni che trovi qui di seguito. Sono certo che alla fine avrai le idee molto più chiare sulla questione e che qualora necessario sarai anche pronto e ben disponibile a fornire tutte le spiegazioni del caso ai tuoi amici desiderosi di ricevere qualche utile dritta in tal senso. Detto ciò, mettiamo al bando le ciance e procediamo.

Come rimuovere malware su Windows

Windows è il sistema operativo per computer più usato al mondo, ciò l’ha reso bersaglio prediletto – ma non unico – dei malware. Cominciamo dunque questa guida parlando di un paio di anti-malware disponibili gratuitamente sulla piattaforma Microsoft.

Malwarebytes Anti-malware

Nell’ambito dei software anti-malware, Malwarebytes Anti-malware è una vera e propria istituzione. Ormai sulla breccia da tanti anni, questo programma riesce a fondere un’altissima efficacia nella rilevazione dei software malevoli con una semplicità d’utilizzo quasi disarmante. È dunque adatto a tutti, anche a chi non è molto pratico di computer o software per la sicurezza informatica.

Ne sono disponibili due versioni: una gratuita e una a pagamento che in più offre la funzione di controllo del sistema in tempo reale (come gli antivirus). Per quello che serve a te, cioè un “secondo parere”, l’edizione free va più che bene.

Per scaricare Malwarebytes Anti-malware sul tuo PC, collegati al sito Internet del programma e clicca sul pulsante Scarica. A download completato, apri il pacchetto d’installazione mbam-setup–2.x.x.exe e clicca prima su  e poi su OK e Avanti.

Apponi quindi il segno di spunta accanto alla voce Accetto i termini del contratto di licenza e porta a termine il setup cliccando in sequenza suAvanti cinque volte consecutive, poi su Installa e su Fine. Rimuovi tranquillamente la spunta dall’opzione relativa alla prova gratuita di 30 giorni di Malwarebytes Pro, non ti serve.

Adesso, avvia Malwarebytes Anti-Malware e attendi che venga aggiornato il database che consente al software di rilevare i malware. Ad operazione completata, se l’interfaccia del programma dovesse risultare in inglese e non in italiano, traducila recandoti nella scheda Settings e selezionando la voce Italian dal menu a tendina Language.

Quando sei pronto ad avviare un controllo completo del tuo PC, vai nella scheda Scansione di malwarebytes, assicurati che sia selezionata l’opzione Ricerca elementi nocivi (e in caso contrario selezionala!) e poi pigia sul bottone Avvia scansione che risulta collocato in basso. L’operazione, tienilo ben presente, potrebbe durare anche qualche ora (tutto dipende dalla grandezza dell’hard disk e dalla potenza del PC).

Al termine della scansione, se sono state rivelate delle minacce sul tuo computer, clicca sul pulsante che ti viene mostrato a schermo per mettere subito i malware in quarantena (e stoppare quindi la loro azione malevola). Per completare l’operazione potrebbe esserti richiesto di riavviare il PC.

Adwcleaner

Adwcleaner è un altro anti-malware gratuito che ti consiglio di tenere nella tua cassetta di pronto soccorso digitale. Ha un’efficacia più limitata rispetto a Malwarebytes ma è molto più rapido nel compiere il suo lavoro e non richiede installazioni per poter funzionare. È specializzato nella rimozione dei cosiddetti browser hijacker, ossia quei malware che cambiano la pagina iniziale e il motore di ricerca dei programmi di navigazione (Internet Explorer, Chrome eccetera).

Per scaricarlo sul tuo PC, collegati al suo sito Internet ufficiale e clicca sul pulsante Download Now che si trova nella barra laterale di sinistra per far partire il suo download. A scaricamento del programma completato, avvia quindi l’eseguibile adwcleaner_5.xx.exe che hai appena scaricato sul PC e clicca prima sul pulsante  e poi su Accetto per accedere alla schermata principale del programma.

A questo punto, avvia una scansione completa del computer cliccando sul pulsanteAnalizza ed attendi che il programma rilevi tutte le potenziali minacce presenti all’interno del sistema. L’operazione dura pochi minuti e i risultati vengono suddivisi in maniera automatica nelle schede che ti vengono mostrare in basso in base agli elementi rilevati.

Nella scheda Servizi  vengono elencati i servizi di Windows che secondo l’applicazione rappresentano un rischio per la privacy; nelle schede Cartelle e File ci sono le cartelle e i file che Adwcleaner ritiene correlati a spyware, adware o altre minacce; nella scheda DLL vengono raccolte le librerie installate nel sistema che secondo AdwCleaner sono da considerarsi pericolose; nella scheda WMI ci sono le estensioni WMI, che di norma vengono usate da servizi e applicazioni per mostrare dei messaggi all’utente, alterate dai malware; nella scheda Collegamenti vengono elencati i collegamenti modificati dai malware; nella scheda Attività pianificate c’è l’elenco delle operazioni pianificate in Windows che potrebbero essere, in qualche modo, riconducibili a software malevoli; nella scheda Registro trovi le voci del registro di sistema che fanno riferimento a potenziali minacce informatiche; nelle schede relative ai browser Web ci sono invece tutte le toolbar e le estensioni malevole/promozionali che sono state rilevate all’interno di tali programmi.

Qualora al termine della scansione il software dovesse individuare delle minacce, per rimuovere malware clicca prima sul pulsante Pulisci e poi su OK per tre volte consecutive. Affinché l’operazione venga completata con successo, il software provvederà a chiudere tutte le applicazioni e successivamente a riavviare il computer.

Come rimuovere malware su Mac

Credevi che i Mac fossero immuni all’attacco dei malware? Beh, mi spiace dirtelo ma ti sbagliavi di grosso! Sebbene macOS abbia una percentuale di utenza molto limitata rispetto a quella di Windows, esistono dei malware progettati per colpire anche gli utenti Mac. Non sono numerosi quanto quelli presenti sui sistemi Microsoft, ma esistono e bisogna farci i conti. Di seguito trovi dunque indicati quelli che a mio modesto avvisto rappresentano i migliori strumenti per rimuovere malware in ambito Mac.

ClamXav

Se temi che il tuo Mac possa essere stato infettato da un malware, corri immediatamente ai ripari installando ClamXav, un antivirus basato sul progetto open source ClamAV che è in grado di riconoscere e rimuovere malware progettati sia per macOS che per Windows. Torna utile anche se si scambiano spesso file con utenti Windows e si vuole essere certi di non infettare i loro PC. Il software è a pagamento ma può essere scaricato e provato a costo zero per un arco di tempo massimo pari a 30 giorni.

Include anche un modulo per la protezione del sistema in tempo reale (Sentry), che però è disattivato di default. Per abilitarlo, devi recarti nelle impostazioni del programma e scegliere quali cartelle o unità monitorare in maniera costante.

Per scaricare ClamXav sul tuo computer, collegati al suo sito Internet ufficiale e clicca sul pulsante Download che vedi nella barra laterale di sinistra. Dopodiché apri il pacchetto in formato .dmg che contiene l’antivirus e trascina l’icona diClamXav nella cartella Applicazioni di OS X.

Completato anche questo passaggio, avvia ClamXav, acconsenti a dare inizio alla prova gratuita del software e clicca su OK e Installa per avviare l’installazione del motore antivirus ClamAV. Si tratta di un’operazione semplicissima: devi semplicemente pigiare in sequenza sui bottoni Continua (due volte consecutive),Accetta, di nuovo Continua e Installa. Dopodiché digita la password del tuo account utente su OS X, dai Invio e il gioco è fatto.

Accetta quindi di controllare automaticamente la presenza di aggiornamenti per il software, avvia lo scaricamento delle definizioni più recenti e avvia la tua prima scansione. Come? Semplicemente selezionando un percorso dalla barra laterale di sinistra (es. tuonome per la cartella home, Documenti per la cartella dei documenti ecc.) e pigiando sul pulsante Avvia scansione che si trova in alto a sinistra.

Puoi anche aggiungere (e scansionare) percorsi personalizzati, cliccando sul pulsante + in basso a sinistra, e attivare la funzione di controllo del sistema in tempo reale facendo clic sulla voce ClamXav annessa alla barra dei menu, pigiando su Preferenze…, cliccando su Sentry e scegliendo poi quali percorsi monitorare. Per attivare la scansione automatica di chiavette e hard disk collegati al Mac, metti la spunta sulla casella Scansiona i dischi inseriti. Per confermare ed applicare le modifiche apportate fai clic sul pulsante OK.

Malwarebytes Anti-Malware for Mac

Screenshot che mostra come eliminare MacKeeper

Malwarebytes Anti-Malware for Mac è la controparte per computer a marchio Apple dell’ottimo anti-malware di cui ti ho parlato nelle precedenti righe, quando ti ho indicato le migliori soluzioni di questo tipo in ambiente Windows. Così come accade anche sui computer con su installato il sistema operativo di casa Microsoft, il programma è in grado di debellare tutti i più insidiosi malware mediante una semplice scansione ma su macOS il funzionamento del programma risulta leggermente differente rispetto alla sua controparte.

Per scaricare Malwarebytes Anti-Malware for Mac sul tuo computer, collegati al sito ufficiale del tool dopodiché clicca sul pulsante Scarica collocato al centro dello schermo.

Attendi qualche istante finché il download del programma venga avviato e portato a termine dopodiché apri il pacchetto MBAM-Mac-xxx.dmg, trascina l’icona di Malwarebytes Anti-Malware for Mac nella cartella Applications di OS X annessa alla finestra che è andata ad aprirsi a schermo ed avvia il software facendo clic sulla sua icona che è stata aggiunta al Launchpad oppure cercandolo tramite Spotlight o Siri.

Nella finestra che si apre, fai clic su Accept per accettare le condizioni d’uso di Malwarebytes, digita la password del tuo account utente su macOS (quella che usi per accedere al sistema) e pigia su Installa assistente per accedere alla schermata principale dell’antimalware. Successivamente clicca sul pulsante Scan e attendi qualche minuto affinché il programma esegua una scansione del sistema.

Al termine della scansione, se il programma individua la presenza di uno o più malware sul tuo Mac, accertati che ci sia il segno di spunta accanto a tutte le voci e clicca prima sul pulsante Remove selected items e poi su OK e Yes per riavviare il sistema e disinstallare il programma.

Come rimuovere malware su Android

Hai uno smartphone o un tablet Android? Allora dovresti fare molta attenzione alle app che scarichi. Purtroppo anche il sistema operativo di casa Google – complice la sua enorme popolarità – è bersaglio dei malware e per arginare il problema occorre ricorrere a dei software pensati ad-hoc.

AVG Free, Avast e altri

Di app per rimuovere malware su Android ne esistono diverse e tutte molto utili. Qui di seguito trovi segnalate quelle che a mio parere rappresentano i migliori strumenti in tal senso, tutti scaricabili a costo zero e in grado di bloccare sul nascere l’azione delle app progettate con scopi malevoli

  • AVG Free – Si tratta di un ottimo antivirus gratuito che consente di debellare tutte le minacce più note per Android oltre che bloccare le chiamate indesiderate e migliorare le prestazioni del dispositivo su cui viene installato.
  • Avast – Un antivirus Android di primissimo livello garantisce una protezione completa di smartphone e tablet. L’app monitora in tempo reale tutte le applicazioni installate sul device e blocca quelle sospette.
  • Bitdefender Free – È l’ideale per chi cerca un antivirus Android essenziale, rapido e gratuito che tenga sotto controllo le app installate sul dispositivo senza offrire funzioni extra.

Per maggiori dettagli, da’ uno sguardo alla mia guida dedicata agli antivirus per Android mediante cui ho provveduto ad indicarti, passo dopo passo, il funzionamento di queste ed altre app per rimuovere malware su Android.

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Editor PDF gratis OnLine

Oggi ho trovato questo simpatico tool online per modificare i PDF

PDFZorro

Una volta trascinato il vostro file PDF, oppure trascinato nell’apposito spazio, potete cliccare su start PDF Editor ed iniziare la modifica del vostro PDF.

Il tool prevede alcune opzioni di modifica cancellazione del documento, inoltre è possibile tentare di trasformare il PDF in un documento editabile come Word Excel etc.

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Come combattere lo spam

Negli ultimi tempi ti ritrovi inondato da e-mail indesiderate che stanno letteralmente intasando la tua casella di posta elettronica? Vorresti porre rimedio a questa incresciosa situazione ma non hai la più pallida idea di come combattere lo spam? Tranquillo, perché sei capitato proprio nel posto giusto al momento giusto!

Azzerare completamente lo spam è un sogno destinato a restare tale: qualche email indesiderata filtra sempre nella casella della posta in arrivo. Tuttavia, se seguirai le mie indicazioni vedrai che la situazione migliorerà nettamente rispetto ad ora. Nei prossimi paragrafi, infatti, ti darò qualche “dritta” che senza alcun ombra di dubbio ti sarà di grande aiuto per combattere il fenomeno dello spam.

Al termine della lettura, ti sorprenderai di quanto possa essere relativamente “semplice” bloccare i messaggi spam o, comunque, cercare di ridurre il numero di quelli ricevuti prestando la dovuta attenzione a pochi, semplici accorgimenti. Se sei ancora interessato ad approfondire l’argomento, mettiti bello comodo, prenditi tutto il tempo che ti serve per leggere i consigli contenuti nelle prossime righe e, cosa ancora più importante, mettili in pratica il prima possibile. Buona lettura e in bocca al lupo per la tua inbox a zero spam!

Non dare la propria e-mail a chiunque

Se vuoi combattere lo spam ed evitare di ricevere e-mail indesiderate, innanzitutto non dare il tuo indirizzo di posta elettronica a chiunque: questo è il primo passo che devi compiere per evitare di ritrovarti inondato da messaggi spam.

Pensaci bene: daresti il tuo numero di cellulare alla prima persona che capita, con il rischio di essere disturbato a ogni ora del giorno e della notte? E allora spiegami per quale motivo dovresti distribuire indiscriminatamente il tuo indirizzo e-mail?! Naturalmente questo consiglio non è limitato soltanto al fornire la propria e-mail a degli sconosciuti, ma anche (anzi, soprattutto!) a quei portali Web dalla dubbia affidabilità che richiedono di digitarlo nel proprio modulo di iscrizione.

In queste circostanze, se ti viene chiesto di fornire l’indirizzo e-mail per procedere con l’iscrizione, potrebbero tornarti utili i servizi grazie ai quali è possibile creare “e-mail usa e getta“, come TempinboxAirMail o Mailinator? Se ricordi, te ne ho parlato in modo dettagliato nel tutorial in cui spiego come creare e-mail temporanee.

Rendere il proprio indirizzo e-mail non individuabile

Un altro accorgimento che puoi adottare per combattere lo spam è quello di rendere il tuo indirizzo e-mail non individuabile. I cosiddetti spammer (ovvero coloro che inviano e-mail indesiderate agli altri utenti), infatti, utilizzano dei programmi, chiamati in gergo spam bot, che scandagliano la rete in cerca di indirizzi e-mail a cui inviare messaggi indesiderati.

Come fanno questi programmi a “capire” se una sequenza di caratteri corrisponde a un indirizzo e-mail o meno? Semplice, gli spam bot sono stati “addestrati” a tal punto che riescono a riconoscere gli indirizzi e-mail, i quali sono facilmente identificabili dal momento che sono composti dal simbolo della chiocciola @ e da almeno un punto (.).

Per “ingannare” i programmi automatici utilizzati dagli spammer, quando scrivi il tuo indirizzo e-mail nel tuo sito Web o nel riepilogo del tuo profilo LinkedIn, puoi sostituire il simbolo della chiocciola e del punto con del testo, come indicato nel seguente esempio. Ovviamente, gli utenti che vorranno inviarti una e-mail dovranno poi sostituire al testo i relativi simboli.

nomecognome@esempio.itdiventerà nomecognome[chiocciola]esempio[punto]it

Mi raccomando, evita di sostituire il simbolo della chiocciola con i classici AT(at)_AT_, e il simbolo del punto con DOT, (dot) o _DOT_, dal momento che gli spam bot potrebbero essere in grado di leggerli correttamente e riuscire così a inviarti ugualmente messaggi indesiderati. Per ingannare i programmi automatici utilizzati dagli spammer potresti anche aggiungere una stringa dopo l’indirizzo e-mail indicato (es. “.ELIMINAMI“).

Una delle limitazioni degli spam bot, riguarda la loro incapacità di leggere i testi delle immagini. Pertanto puoi rendere il tuo indirizzo e-mail non individuabile semplicemente creando un’immagine che lo contenga. Per fare ciò puoi servirti di qualche servizio ad hoc, come E-Mail Icon Generator.

Per utilizzare E-Mail Icon Generator, collegati innanzitutto alla sua pagina principale facendo clic sul link che ti ho fornito poc’anzi, indica il tuo indirizzo e-mail digitandolo nel campo di testo situato sotto la voce Enter your e-mail address, seleziona poi il provider e il dominio della tua e-mail utilizzando gli appositi menu a tendina e, infine, fai clic sul pulsante Generate. Per salvare l’immagine che è stata generata, fai clic sul link click here che è situato in corrispondenza della dicitura To save this icon.


Cancellarsi dalle liste

Stai ricevendo numerose e-mail di carattere pubblicitario da parte di un portale Web in particolare? Beh, in tal caso potresti riuscire a bloccare lo spam semplicemente cancellandoti dalla newsletter a cui ti sei iscritto.

Per fare ciò, non devi fare altro che aprire il messaggio che ti è stato inviato, scorrere la pagina in cui lo visualizzi fino ad arrivare in fondo allo stesso, cliccare poi sul pulsante Unsubscribe o Annulla iscrizione ed eventualmente seguire le istruzioni che compaiono a schermo per portare a termine la procedura di cancellazione dalla lista.


Creare dei filtri

spam

Anche creare dei filtri può essere una buona soluzione per contrastare lo spam. Molti client, infatti, offrono valide soluzioni per eliminare e/o bloccare tutti quei messaggi che rispondono ai criteri da te impostati e che agiscono quindi da filtro verso quest’ultimi.

Grazie ai filtri in questione puoi respingere, ad esempio, tutti i messaggi provenienti da un mittente specifico, tutti quelli provenienti da uno dominio di posta specifico e addirittura tutti quelli che contengono determinati termini.

Se vuoi avere maggiori dettagli su come impostare questi filtri, leggi pure gli approfondimenti in cui spiego nel dettaglio come attivarli su GmailOutlookiCloudYahooVirgilio e TIM Mail. Sono sicuro che, grazie alle “regole” che imposterai sulla tua casella di posta elettronica, ridurrai notevolmente il numero di messaggi indesiderati che ti vengono inviati.

Segnalare lo spam al proprio provider

Se il tuo provider lo permette, segnala tutti i messaggi spam prima di cancellarli: in questo modo eviterai che in futuro tu possa ricevere nuove e-mail dall’indirizzo che ti ha “preso di mira”. La procedura necessaria per segnalare un messaggio come spam può variare da provider a provider.

Di solito, per segnalare un messaggio come spam, è sufficiente selezionare il messaggio indesiderato e poi cliccare sull’apposita opzione che permette di contrassegnarlo come spam (es. Segnala come spam o Segnala come indesiderato). Se desideri avere ulteriori dettagli al riguardo, leggi i tutorial in cui spiego come bloccare e-mail indesiderate e come bloccare e-mail da un indirizzo: lì troverai alcune informazioni che ti saranno di grande aiuto.

Se continui a ricevere un ingente numero di e-mail indesiderate, prova a contattare il tuo provider in modo tale da sollecitare la risoluzione di questo problema.

Altri consigli utili per combattere lo spam

Come cercare PEC

Oltre ai consigli sopraccitati, puoi adottare anche qualche altra soluzione per evitare di essere infastidito dagli spammer. Di seguito puoi trovare altri suggerimenti che dovrebbero risultarti utili.

  • Non rispondere ai messaggi spam — chiedere allo spammer di non inviarti più e-mail, non solo è inutile, ma è persino controproducente. Lo spammer, infatti, capirà che il tuo indirizzo di posta elettronica è attivo e potrebbe incrementare l’attività di spamming nei tuoi confronti.
  • Non cliccare su link sospetti contenuti nelle spam — non prestando attenzione a questo aspetto, potresti cadere vittima di un tentativo di phishing.
  • Non salvare il tuo indirizzo e-mail nel browser — molti browser permettono di salvare alcuni dati personali (nome, cognome, indirizzo, dettagli di contatto, etc.) in modo tale da non doverli digitare ogni qual volta è necessario farlo. Per quanto comoda possa sembrare questa funzionalità, ti suggerisco di non avvalertene: alcuni siti Web realizzati dagli spammer sfruttano le vulnerabilità dei browser e riescono a captare le informazioni personali salvati nei database di questi ultimi. Visitando uno di questi siti, finiresti con l’essere sommerso dai messaggi di spam!
  • Utilizza un nome utente abbastanza lungo — alcuni spammer utilizzano alcuni programmi, dei veri e propri generatori di indirizzi e-mail, per inviare messaggi di spam agli utenti che possiedono questi indirizzi. Utilizzando un nome utente abbastanza lungo, quindi composto da almeno 8-10 caratteri, ridurrai notevolmente questo pericolo.
  • Alcuni utenti fanno ricorso a Javascript per bloccare la ricezione di messaggi indesiderati. Tuttavia, pensaci bene prima di adottare questa soluzione: alcuni utenti hanno disattivato Javascript (magari per motivi di sicurezza) e pertanto potrebbero avere difficoltà a comunicare con te via e-mail. Intesi?
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Come bloccare per sempre le notifiche dei siti su Chrome

Da Facebook a Youtube passando per miriadi di siti di dubbio gusto: tutti vogliono sfruttare il browser internet per spedire le loro notifiche. Ecco come zittirli

Un’esperienza piuttosto fastidiosa per chi naviga in Rete è diventata, da qualche tempo a questa parte, la richiesta, da parte di una moltitudine di siti in costante aumento, di poter spedire notifiche all’ utente attraverso il browser. Tramite questo meccanismo i gestori delle pagine sperano di stabilire un canale di connessione più efficace con i propri utenti, senza immaginare che la percentuale di utenti veramente interessata è una minoranza e che l’assommarsi di queste richieste provoca frustrazione in chi naviga più ore al giorno.

Fortunatamente il browser Chrome include tutti la possibilità di bloccare questo tipo di richieste in anticipo e in tutta la Rete, pur riservando agli utenti di impostare manualmente una lista di siti in grado di sfruttare comunque la preziosa funzionalità.

Sulla versione per computer il blocco delle notifiche si trova alla voce Impostazioni nel menu Altro (quello caratterizzato dai tre puntini in verticale). La sezione relativa alle impostazioni avanzate contiene una sezione Privacy e sicurezza nella quale è annidata a sua volta una voce relativa alle Impostazioni contenuti.

Con un clic su Notifiche si può disattivare la funzione indesiderata, ovvero l’opzione chiedi prima di inviare. Su iPhone e iPad il problema non si pone neppure, visto che la versione del browser per questi due dispositivi non supporta la ricezione di notifiche, mentre su Android le cose sono comunque più semplici che su computer: nelle Impostazioni (raggiungibili sempre dal menu Altro) c’è una voce Impostazioni sito che include una voce relativa alle Notifiche; anche qui basta accedere a questa sezione per disattivare l’opzione Chiedi prima.

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Creazione Gratuita Fattura XML

Tra i vari software per creare la Fattura Elettronica ecco un semplice software

FatturaXMLFree

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Fatturazione elettronica B2B, azioni preliminari per preparare l’azienda all’obbligo di gennaio 2019

In vista della scadenza del primo gennaio 2019, quando l’obbligo di fatturazione elettronica sarà esteso a tutti gli operatori economici, occorre iniziare a predisporre le procedure interne e a preparare il personale in modo da essere in grado di adempiere con tempestività e precisione alle nuove disposizioni.

In vista delle prossime scadenze per la fatturazione elettronica b2b, occorre iniziare a predisporre le procedure interne e a preparare il personale in modo da essere in grado di adempiere con tempestività e precisione alle nuove disposizioni.

Occorre, innanzitutto, scegliere il canale di trasmissione (Web-service, Porta di Dominio o FTP) e inviare la richiesta di accreditamento allo SDI. Ciò equivale a stipulare un Accordo di servizio con il Sistema di Interscambio. Per il canale PEC (Posta Elettronica Certificata) non è necessario alcun tipo di accreditamento preventivo.  In tale fase occorre anche decidere quanti codici destinatario sia opportuno richiedere. Lo SDI attribuisce al richiedente i codici destinatario richiesti; tali codici (similmente al “codice univoco ufficio” delle PA) sono composti di 7 caratteri alfanumerici.

Per le piccole realtà imprenditoriali è possibile delegare il proprio consulente fiscale per il ricevimento e l’emissione delle fatture elettroniche. Egli agirà come intermediario – “postino” – fornendo un codice destinatario unico ai propri clienti. Per le realtà economiche più strutturate è consigliabile procedere all’accreditamento ai servizi SDI (con attribuzione di uno o più codici destinatario) e dotarsi di strumenti software atti a dialogare con il Sistema stesso per l’emissione e ricevimento delle fatture elettroniche; si tratta di strutture informatiche in grado di inviare e ricevere i documenti dialogando direttamente con lo SDI al fine di gestire anche i diversi messaggi (ad esempio notifica di accettazione, notifica di decorrenza termini, notifica di rifiuto etc. etc.)

Occorre comunicare i codici destinatario ai propri clienti e ai propri fornitori, chiedendo la comunicazione dei codici ai medesimi attribuiti, provvedendo conseguentemente a integrare le rispettive anagrafiche; riguardo alle modalità della comunicazione dei codici, è opportuno adottare la comunicazione a mezzo PEC.

Inserire i codici destinatario sulla propria carta intestata, sul sito web, etc.

Verificare se nel tracciato XML delle fatture elettroniche possano essere inseriti dei campi opzionali che consentano di gestire informazioni di interesse del soggetto emittente e/o del soggetto destinatario, ed eventualmente implementare un sistema di controlli automatici degli stessi (ad esempio: in mancanza di uno degli elementi opzionali la fattura viene rifiutata automaticamente).

Individuare le funzioni aziendali che avranno accesso al software di gestione delle fatture elettroniche e definire le attività ad esse demandate, anche in termini di accettazione/rifiuto delle fatture.

Alla luce delle anomalie riscontrate sulle anagrafiche dei clienti in sede di predisposizione dello spesometro, è opportuno procedere alla bonifica di quei dati che, da un punto di vista fiscale, sono incompleti/errati e che, pertanto, potrebbero non superare il controllo sintattico dello SDI (ad esempio, codice fiscale / partita Iva errati).

Questo alla luce di obblighi e finalità che riassumiamo brevemente.

I fini e gli obblighi della fattura elettronica b2b

Il Legislatore italiano, in presenza di un “Vat gap”, ossia la differenza tra Iva attesa e l’Iva in concreto riscossa, di oltre 35 miliardi di euro, pari a circa il 25,78% del totale atteso (contro un Vat gap Ue di oltre 151 miliardi di euro, pari a circa il 12,77% del totale atteso) nel corso degli ultimi anni ha assunto una serie di misure volte a ricondurre lo stesso entro limiti fisiologici:

  • Fatturazione elettronica obbligatoria, via SDI – Sistema di Interscambio, nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni;
  • Comunicazione obbligatoria all’Agenzia delle entrate dei dati delle fatture (trimestrale / semestrale) e delle liquidazioni periodiche (trimestrale);
  • Memorizzazione elettronica e trasmissione telematica all’Agenzia delle entrate dei dati dei corrispettivi giornalieri delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi tramite distributori automatici da parte dei soggetti di cui all’articolo 22 del Dpr n. 633/1972;
  • Incentivazione all’utilizzo opzionale della fatturazione elettronica via SDI e della memorizzazione e trasmissione all’Agenzia delle entrate dei corrispettivi giornalieri da parte degli operatori economici non tenuti a tale adempimento in forma obbligatoria;
  • Fatturazione elettronica obbligatoria via SDI per le cessioni di beni, con applicazione dell’Iva, nei confronti di turisti di Paesi extra Ue (tale misura, che avrebbe dovuto entrare in vigore a partire dal 1° gennaio 2018, è stata prorogata al 1° settembre 2018).
  • Estensione dell’utilizzo del reverse charge e introduzione dello split payment;
  • Limitazioni all’utilizzo del denaro contante.

Cosa prevede la Legge di bilancio 2018

Estendere, a partire dal 1° gennaio 2019, l’obbligo della fatturazione elettronica via SDI nei confronti di tutti gli operatori economici, esclusi i soggetti che operano in regime di “vantaggio” e i soggetti che operano in regime “forfetario”. Tali soggetti esclusi dall’obbligo di emettere la fattura elettronica, sono comunque obbligati a riceverla;

Cosa cambia con la fattura elettronica obbligatoria

deve essere trasmessa e ricevuta solo in formato elettronico mediante l’utilizzo dello SDI – Sistema di Interscambio.

deve essere strutturata in formato XML, così come stabilito per le PS (DM n. 55/2013); è prevista la possibilità di consentire altri formati.

Le stesse regole valgono per le note di variazione. L’obbligo di emissione della fattura elettronica sembrerebbe riguardare esclusivamente le operazioni rilevanti ai fini Iva (imponibili, non imponibili, esenti e non soggette). Le operazioni fuori ambito Iva non sarebbero soggette all’obbligo di fatturazione elettronica (ad esempio note di variazione fuori ambito Iva ex articolo 26 del Dpr 633/1972).

Con l’estensione dell’obbligo della fattura elettronica, viene soppresso l’obbligo della comunicazione all’Agenzia delle Entrate, su base trimestrale o mensile, dei dati delle fatture.

Resta invece confermato l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati delle liquidazioni periodiche.

Per le operazioni nei confronti dei soggetti esteri (escluse le operazioni con emissione di bolletta di esportazione o di importazione) è previsto l’obbligo di presentare una comunicazione telematica mensile delle operazioni transfrontaliere (presumibilmente simile all’attuale spesometro).

Al riguardo è necessario che il Legislatore provveda a coordinare tale comunicazione con gli obblighi Intrastat, al fine di evitare inutili duplicazioni.

Per quanto concerne gli obblighi in tema di registrazione delle fatture emesse / ricevute, in base alla normativa attualmente in vigore, l’esonero dall’obbligo di tenuta del registro delle fatture emesse e degli acquisti è stato previsto, nel rispetto di alcuni vincoli, solo per i soggetti esercenti arti e professioni e per le imprese ammesse al regime di contabilità semplificata, che hanno adottato la fattura elettronica su base opzionale (articolo 4, comma 2, del D.Lgs. N. 127/2015).

Parimenti è venuto meno l’obbligo della tenuta del registro dei corrispettivi per i soggetti che procedono alla memorizzazione elettronica e alla trasmissione telematica all’Agenzia delle entrate dei dati dei corrispettivi giornalieri delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi (articolo 2, comma 1, del D.Lgs. n. 127/2015. Per tali soggetti è venuto meno anche l’obbligo di emettere scontrini e ricevute fiscali.

Per gli altri soggetti l’obbligo di tenuta dei registri Iva, al momento, non risulta venuto meno.

Mentre nel caso di fatture emesse nei confronti di operatori economici è previsto l’obbligo di indicazione in fattura del codice destinatario, nel caso di fatture emesse nei confronti di consumatori finali il codice destinatario dovrà essere valorizzato indicando 7 zeri.

Lo stesso comportamento dovrebbe poter essere adottato nel periodo 1° luglio 2018 – 31 dicembre 2018, da parte dei soggetti obbligati ad emettere fatture elettroniche riguardo alle cessioni di carburanti e riguardo alla filiera degli appalti pubblici. In tale evenienza la fattura elettronica, caricata nello SDI, verrà trasmessa tramite PEC.

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